lunedì 29 novembre 2021

“I Liquori della Tradizione Italiana”: un patrimonio da amare

Grazie alla grande attenzione che il Gruppo Montenegro ha sempre riservato alla valorizzazione dei prodotti storici della liquoristica italiana, alcuni tra i più famosi marchi come Maraschino Buton, Nocino Benvenuti, Coca Buton, Rabarbaro Bergia, Oro Pilla e Grappa Libarna sono confluiti nel portafoglio Montenegro e adesso fanno parte della Collezione “I Liquori della Tradizione Italiana”.

Sarebbe un delitto non valorizzarli come meritano, perché, si tratta di prodotti di grande qualità ed ancora attualissimi, che possono essere riproposti, magari con miscelazioni originali, acquistando così nuovi “aficionados”.

Per verificare questa impressione mi sono recato al Baratie, cocktail-bar e trattoria, che ha recentemente aperto a Milano, attratto dallo strano nome, che ho poi saputo derivare dal mondo dei manga (Baratie è il ristorante galleggiante di One Piece).

Il locale è veramente originale, come del resto il nome stesso, in quanto unisce all’atmosfera conviviale e tipica delle osterie tradizionali una tecnica di miscelazione ed una cucina attualissima.

Mi ha accolto Jack, alias Giacomo Sacchetti, il fantasioso Bartender, a cui ho timidamente chiesto se conoscesse questi antichi/modernissimi liquori.


                                               Il Bartender Jack nel suo regno


Mi ha guardato un po’ di traverso, poi mi ha offerto un cocktail veramente delizioso:

MEDITERRANEO

  • Maraschino Buton 1 parte

  • Limone 1 parte

  • Vodka 2 parti

  • Rametto di rosmarino

Appena ho avvicinato le labbra al calice è successo un evento strano: una specie di déjà-vu, e mi sono visto da giovane, in una chiara giornata di dicembre, mentre, chino sulle sudate carte della mia tesi, per cercare di non mandare il cervello in ebollizione, bevevo un bicchiere di neve (allora si poteva!), aromatizzata al Maraschino Buton, che d’inverno era la mia bevanda ideale: certamente non troppo alcolica, visto le proporzioni neve-liquore, ma piacevole e stimolante.

Questo era il liquore preferito di mia madre, ma che anche mio padre non lo disdegnava, tanto che la bottiglia del Maraschino Buton, con il suo inconfondibile rivestimento di paglia, era sempre presente nel mobiletto-bar di casa.




Coktail Mediterraneo



Era allora di gran moda perché poco alcolico (32°) e grazie al suo gusto morbido e piacevole, unito al delizioso profumo di marasca.

Va notato che, se è vero che l’origine del liquore è dalmata, questo rappresentava magnificamente i sapori ed i profumi delle nostre marasche!

Mentre rivivevo questi piacevoli ricordi, la voce di Jack mi richiamò alla realtà e gli confermai che trovavo squisito il suo cocktail, mentre fra me cercavo di isolare l’aroma del maraschino, che era un po’ come la voce di un primo violino che il Maestro concertatore Jack aveva magistralmente accordato a quelle degli altri componenti della sua orchestra liquoristica.

La vodka dava la struttura, mentre il maraschino ed il limone, davano una sfumatura agrodolce, fondendo i loro aromi, che si univano a quello finale del rosmarino.

Ho scoperto con gioia che esistono ancora tante cose buone che mi incantavano in gioventù e debbo essere grato al Maestro Jack che mi ha guidato a questa scoperta.

Dunque ho incontrato un vecchio amico: il Maraschino Buton, trovandolo più in forma che mai e ciò non può che far piacere; ora mi ripropongo di ritrovare anche gli altri componenti della collezione “I Liquori della Tradizione Italiana” e vedere come siano oggi rivissuti e degustati.

Gianluigi Pagano

giovedì 25 novembre 2021

ADDIO PAPERONE (alias Scrooge McDuck )? Per una diversa concezione dell’attività finanziaria

 


Il personaggio disneyano di Paperone ha universalmente impersonato il finanziere ricchissimo, le cui ricchezze si contano in “fantastiliardi”, sempre impegnato ad arricchirsi con investimenti apparentemente azzardati, ma alla fine sempre vincenti; dunque il finanziere per antonomasia, che vive solo per aumentare la propria ricchezza, che in verità non si gode a causa della sua taccagneria. 

E’ ancora realistica questa raffigurazione del finanziere?

Ho voluto approfondire questa tematica con la mia Mentore nel mondo della Finanza, Laura Panizutti Consulente Finanziaria di Conegliano, (TV),  

“Certamente no, mi ha risposto, perché l’economia si sta sempre più concentrando su obiettivi ecosostenibili, costringendo tutti ad una diversa concezione dell’attività economica.        In particolare la crisi climatica che ci sta investendo, e che è stata recentemente ammessa da tutti i Paesi rappresentati a Glasgow, ha sollecitato un impegno sostenibile dell’attività finanziaria

Si potrebbe pensare che questi concetti siano puramente teorici, invece, se guardiamo con attenzione la situazione odierna, vediamo che un personaggio come Elon Musk, vero Paperone Verde, ha investito l’86% dei suoi 288 miliardi, su iniziative riguardanti le auto elettriche e le energie solari; non solo, ma anche i miliardari che lo seguono nella classifica, cioè i cinesi Zeng Yugun, Huang Shilin e Li Ping operano nella produzione di batterie elettriche. 

Del resto anche in Europa il mercato delle auto elettriche, ecosostenibile per eccellenza, in Italia, Svizzera, Austria e Germania nel periodo gennaio-settembre 2021 ha toccato soglie che vanno da un minimo del 116% a un massimo del 169%.

L’obiettivo del finanziere deve dunque essere certamente quello di massimizzare il profitto e il valore delle proprie azioni ma, secondo le definizioni di finanza sostenibile elaborate dalla UE, questo deve essere un obiettivo secondario, funzionale al raggiungimento di quello principale, che è quello di favorire l’equilibrio ecologico del Pianeta, finanziando solo imprese che rispettino  di un equilibrio ecosostenibile (e, meglio ancora, ne aiutino il ripristino)”.

C’erano ancora altri aspetti della questione che mi erano poco chiari, ma per il momento preferii non insistere e digerire i concetti che mi erano stati esposti, in attesa di un ulteriore incontro.

Gianluigi Pagano

domenica 14 novembre 2021

La Via dei Norcini : il Prosciutto Istriano e il Prosciutto cotto alla brace del Salumificio Spader

 



Borghi d'Europa promuove dal 2019 alcuni Percorsi Internazionali dedicati alla filiera agroalimentare, nel quadro del progetto L'Europa delle scienze e della cultura (Patrocinio

IAI-Iniziativa Adriatico Jonica, Forum intergovernativo per la cooperazione regionale nella regione adriatico jonica).


Uno di questi percorsi è dedicato alla Via dei Norcini.

I giornalisti e i comunicatori della rete internazionale hanno voluto scegliere due prodotti : un prosciutto cotto alla brace della tradizione italiana, firmato dal Salumificio Spader di Mosnigo

di Moriago della Battaglia, nelle Terre della Piave e il prosciutto istriano di Tignano.



Il Prosciutto cotto alla brace del Salumificio Spader è aromatizzato con aromi ed erbe aromatiche,legato a mano e cotto arrosto. La sua peculiarità risiede nel perfetto equilibrio tra sapore delicato di cotto e profumo dolce e pulito delle spezie aromatiche. Il prosciutto cotto arrosto è

tenero e succoso, compatto e gradevole per tutti i palati.Lo stesso prosciutto cotto lo possiamo

arricchire con una ulteriore aggiunta aromatica, sottoponendo il prodotto ad una fase di asciugamento e affumicatura con legno di faggio e ginepro, i quali donano un caratteristico

gusto e profumo di affumicato.


Il prosciutto istriano è l'orgoglio della gente dell’Istria, il simbolo del beneficio di un ritmo equilibrato con la natura. Il prosciutto istriano è legato alla leggenda di Bura, una ragazza giovane e bella che troppo lodava la sua bellezza e Dio per la sua arroganza la colpì con un fulmine. La storia narra che da allora, ogni volta che una donna commette lo stesso peccato, essa sospira amaramente e i suoi sospiri diventano vento forte e freddo, la bora, che porta chiarezza e semplice bellezza. Proprio così è il prosciutto istriano, una combinazione unica di carne di altissima qualità, di una ricetta speciale, arricchita con sale marino e aromi naturali, essiccato esclusivamente al vento di bora. Tagliato a fette sottili rappresenta tutta la bellezza della semplicità e l'unicità dell’Istria, che si scioglie in bocca e seduce con il suo fragrante profumo.


L'unicità del prosciutto istriano


Questo prodotto istriano assolutamente autoctono è unico al mondo per i suoi ingredienti di qualità e per i metodi di preparazione immutati da secoli. La speciale tecnica di preparazione del prosciutto e le condizioni microclimatiche hanno come risultato un prodotto di altissima qualità. Il prosciutto istriano è protetto dalla legge e dalla provenienza geografica e può essere prodotto esclusivamente nell'interno dell'Istria ad almeno 12 chilometri di distanza dal mare.


E’ caratterizzato da un colore estremamente rosso della carne, senza il grasso tessuto adiposo sottocutaneo e da un sapore e profumo intenso. Gli animali vengono curati e nutriti in modo particolare, quindi la carne del prosciutto istriano non contiene additivi o nitrati, dannosi per la salute. A differenza di altri prosciutti crudi, il prosciutto istriano non viene affumicato, ma seccato unicamente all'aria pulita per cui non contiene pericolose sostanze cancerogene. I prosciutti trattati e essiccati vengono poi messi in salamoia nel sale marino con spezie naturali - pepe, rosmarino, alloro e aglio. Viene prodotto nel periodo invernale, a partire dai primi giorni di bora fresca, essiccato nei seguenti 5 mesi e stagionato 12 mesi.




La sua casa è considerata Tignano, proclamata il comune del prosciutto istriano, dove ogni anno si riuniscono i migliori produttori di prosciutto della regione istriana e quelli provenienti da altre parti del mondo, ma anche dove si trovano numerose produzioni di prosciutto, questa superba prelibatezza culinaria. In questa parte dell'Istria lo chiamano "vijulin”, violino, per la sua morbidezza, tenerezza, dolcezza e unicità, ma anche per il modo ti tagliarlo che deve essere accurato e delicato, come quando si suona uno strumento musicale costoso.


Il prosciutto istriano si mangia da solo, quando portandolo alla bocca si scoprono tutti i suoi gusti o in uno dei piatti tradizionali come la ‘fritaja’, frittata, omelette istriana, o si usa come aggiunta alla regina del cibo al cucchiaio – la minestra, o come farcitura di piatti di carne, a volte in aggiunta alla pasta oppure viene solo leggermente fritto sull’oro dell’olio d'oliva. Qualunque sia la combinazione che assaggerete non dimenticate di abbinarlo con alcuni degli ottimi vini istriani, completando così la vostra originale esperienza gastronomica istriana.





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